Giustizia, al congresso dell’Anm ancora distanza tra toghe e governo. Applausi a Mattarella

Oggi l'arrivo di Nordio. L'affondo di Santalucia: «Separare pm e giudici indebolisce la giurisdizione»

Giustizia, al congresso dell’Anm ancora distanza tra toghe e governo. Applausi a Mattarella
di Francesco Malfetano
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Sabato 11 Maggio 2024, 07:46

Più che nella scenografia di un improbabile armistizio, anche quest’anno il Teatro Massimo di Palermo è sembrato sul punto di trasformarsi in un ring. Lo spettacolo? L’ormai consueto corpo a corpo ingaggiato dalla magistratura con il governo sulla riforma della Giustizia. L’occasione? Il 36esimo congresso nazionale dell’Anm che, se almeno nei toni e nelle posture sembrava lasciare qualche spiraglio al “dialogo” tra le toghe e il ministro della Giustiza Carlo Nordio, è infine culminato con l’affondo del presidente Giuseppe Santalucia.

LO SPIRITO

Lo spirito conciliante in pratica è sembrato esaurirsi sin da subito. Pur non volendo scorgere troppi sotto testi nella lunga ovazione tributata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella (inteso come garante della Costituzione vigente), la “mano tesa” dei magistrati è concretamente servita solo per un comunque non banale applauso destinato al viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, presente in sala. «Un segno di maturità» ha commentato a caldo il vicepresidente della Camera Giorgio Mulé, che però non apre - appunto - come sottolinea anche l’esponente di Forza Italia, ad un armistizio.

Tant’è che in attesa che oggi arrivi a Palermo anche il Guardasigilli - ieri impegnato a Venezia con la chiusura del G7 della Giustizia, centrato su narcotraffico e Ucraina - a sgomberare ogni possibile dubbio sulla conflittualità in campo ci ha pensato Santalucia. «Lo stesso progetto di separazione delle carriere, portato avanti con ostinazione pur dopo che la separazione delle funzioni è stata dilatata all'estremo e con buona pace del favor per la pluralità delle esperienze professionali, reca con sé il germe dell'indebolimento della giurisdizione, almeno quella penale» è l’attacco frontale scandito dinanzi ad una platea che ospitava, oltre al Capo dello Stato, anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, il governatore della Regione Sicilia Renato Schifani e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla.

L’AFFONDO

Per poi rincarare la dose: «Si mette mano alla Costituzione mostrando di non aver compreso il senso di massima garanzia per i diritti dei cittadini dell'attuale impianto, di un pubblico ministero appartenente al medesimo ordine del giudice e accomunato al giudice per formazione e per cultura della funzione - ha continuato Santalucia - Il messaggio costituzionale, che ora si vorrebbe cestinare, è che nella nostra Repubblica anche la magistratura inquirente non è e non può essere una magistratura di scopo; che essa condivide con la magistratura giudicante lo stesso disinteresse per il risultato dell'azione e del processo, indispensabile premessa per non restare indifferenti rispetto ai diritti e alle garanzie delle persone».

Una bocciatura su tutta la linea della riforma che Nordio ha in mente di portare in Consiglio dei ministri (la data buona dovrebbe essere il prossimo 20 maggio) e che il ministro difenderà durante il suo intervento quest’oggi. «La mia presenza è significativa come forma di assoluto rispetto per l’Anm e di scambio franco, leale e sincero di vedute - ha evidenziato parlando con i giornalisti nella conferenza stampa finale del G7, alla Scuola Grande San Giovanni Evangelista di Venezia - Martedì scorso ho avuto con i rappresentanti dell’Anm uno scambio di idee estremamente franco, nell’incontro al ministero, e altrettanto lo sarà domani (oggi ndr)».

L’attesa è fremente.

Un piccolo antipasto alla sala l’ha comunque già offerto proprio Sisto. «Utile da dire, per diradare qualsiasi opacità, la consapevolezza del governo, questa sì piena, del decisivo ruolo dell'ordine giudiziario come tutore della democrazia». Così il vice ministro nel suo intervento di saluto al congresso «È evidente che magistratura e parlamento hanno compiti diversi, come hanno legittimazioni diverse - ha aggiunto Sisto - Soltanto nel rispetto dell'uno nei confronti dell'altro potrà essere tutelato quell'interesse della collettività che costituisce l'anima delle istituzioni». L’esponente di Forza Italia poi, rispondendo a chi immagina la Costituzione come un intoccabile molosso, ha chiarito come la Carta «non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé», per poi aggiungere completando quella che è una citazione di uno dei discorsi più famosi del padre costituzionale Pietro Calamandrei, «La Costituzione è un pezzo di carta perché si muova bisogna metterci ogni giorno il combustibile». «Questo significa - ha concluso Sisto al Teatro Massimo - che se lavoriamo insieme, rigorosamente nel solco della Carta Costituzionale le nostre idee saranno quel combustibile e saranno un combustibile formidabile». Che alla fine si tratti di dramma o commedia però, non sarà sufficiente neppure il secondo atto di oggi per capirlo.

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