Via libera alla sugar tax a 5 centesimi a litro. Dalla Coca Cola ai succhi: le bevande coinvolte

L’imposta scatterà da luglio. La protesta di Forza Italia: il Tesoro non ci ha avvertito. Dure critiche dalle imprese del settore. Ennesimo rinvio invece per la plastic tax

Via libera alla sugar tax a 5 centesimi a litro. Dalla Coca Cola ai succhi: le bevande coinvolte
di Giacomo Andreoli
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Domenica 12 Maggio 2024, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 10:47

Via libera a sorpresa e con annesse polemiche alla sugar tax. Dalla Coca Cola alla Fanta e la Pepsi, ma anche succhi di frutta, té e bevande per sportivi: le aziende prevedono aumenti di prezzo. Nell’emendamento del governo al decreto Superbonus si sblocca infatti la tassa sulle bibite zuccherate. Così, dopo anni di rinvii dalla sua prima previsione nella legge di Bilancio 2019, l’imposta entrerebbe ufficialmente in vigore a partire da luglio. La tassa, però, passa da 10 a 5 centesimi per litro. E per i prodotti zuccheratI in bustina scende da 25 a 13 centesimi per chilogrammo. Malgrado un’incongruenza fra relazione tecnica (che prescriveva un rinvio al 2026) e il testo dell'emendamento, la sugar tax partirà quindi il 1° luglio e le aliquote raddoppieranno nel 2026. Rinviata sicuramente al 2026, invece, la plastic tax, ovvero l’imposta sul consumo dei manufatti in plastica con singolo impiego.

Monta la polemica politica dentro e fuori la maggioranza di governo. E l’obiettivo numero uno è il ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, che è caccia di risorse per far quadrare i conti pubblici (il gettito di questa sugar tax sarebbe di alcune centinaia di milioni l’anno). «Diciamo no e ci faremo sentire» intima il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri. Per i colleghi di partito Paolo Barelli e Raffaele Nevi, dopo la querelle Tajani-Giorgetti sul Superbonus, si tratta di «una sorpresa inattesa», che nasconderebbe «un problema di metodo e di merito».

L’ALLARME
Plastic tax e sugar tax, come detto, erano state introdotte nel 2019 dal governo Conte II, con l’obiettivo di recuperare circa 650 milioni di euro l’anno, contrastare l’inquinamento da plastica e disincentivare l’acquisto di bevande che dietologi e scienziati dell’alimentazione invitano ad assumere in modo limitato all’interno delle diete salutari. In ogni caso l’entrata in vigore delle due imposte era stata più volte rimandata, su pressing delle imprese dei settori colpiti, la cui protesta era stata accolta dai partiti di centro e di destra. A favore, invece, Pd, Alleanza Sinistra/Verdi e Movimento 5 Stelle. Nei giorni scorsi Assobibe aveva lanciato l’allarme, visto che il termine del 1° luglio non era stato ancora rimandato.

Ora l’associazione del sistema Confindustria attacca: «Questa scelta rappresenta una doccia fredda, dopo le ripetute dichiarazioni sul non voler vessare le imprese e le rassicurazioni date al comparto anche nelle ultime settimane sul tema».

«Confidiamo - continua l’associazione - che la volontà politica di questo governo sia coerente con le posizioni sempre sostenute, per evitare di essere i primi ad attuare un’imposta sempre definita inutile e dannosa». Il comparto, sottolinea Assobibe, «è fatto per il 64% da piccole e medie imprese, che producono eccellenze del Made in Italy come aranciate, chinotti, cedrate, aperitivi analcolici: si troverebbero ad essere le uniche a pagare con un impatto di oltre 5mila posti di lavoro a rischio».

Ci sarebbe poi «un calo degli acquisti di materia prima di oltre 400 milioni», mentre «il 28% di tasse in più» delle aziende almeno in parte sarebbe trasferito sui prezzi finali. «I cittadini - conferma Assobibe - purtroppo avrebbero un ulteriore aumento di prezzi che si aggiunge al peso generato dall’inflazione».

«Questa imposta - rilancia Luca Busi, amministratore delegato di Sibeg Coca-Cola, stabilimento siciliano che imbottiglia e distribuisce le note bevande - avrà un impatto devastante sul settore delle bibite, sui consumatori e sull'economia italiana. Il governo, che tanto si è speso per abolire questa tassa, è il primo a farla partire con un preavviso di poco più di un mese: la notizia ci lascia senza parole».

I PROSSIMI PASSI
Prima o poi, comunque, l’Italia potrebbe essere costretta a far entrare effettivamente in vigore anche la plastic tax. La norma nasce infatti in risposta alla direttiva europea n. 2019/904 sui prodotti in plastica monouso, entrata in vigore il 2 luglio 2019, che vincola gli Stati membri ad adottare azioni concrete per ridurre il consumo di alcune tipologie di prodotti in plastica monouso. L’imposta ha un valore fisso di 45 centesimi per ogni chilo di prodotti di plastica monouso venduto. Sono escluse le plastiche compostabili e quelle ottenute da riciclo, anche per una quota parte, e tutti i dispositivi medici e gli imballaggi farmaceutici.

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