Case Ater sgomberate, i legami con l’omicidio di via Aldo Moro

Case Ater sgomberate, i legami con l’omicidio di via Aldo Moro
di Giovanni Del Giaccio
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Mercoledì 24 Aprile 2024, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 09:57

Occupazioni abusive, case restituite al patrimonio dell’Ater – l’azienda per l’edilizia residenziale pubblica – ma soprattutto un filo rosso che arriva fino all’omicidio di Kasmi Kasen, 27 anni. Vale a dire il giovane freddato in via Aldo Moro il 9 marzo, tra la gente. Al “Casermone” avevano preso alloggio, senza averne titolo, i parenti di Mikea Zaka, il 23enne in carcere con l’accusa di omicidio e triplice tentato omicidio. È stato lui a sparare, quindi a costituirsi, e da allora non passa giorno senza controlli a ogni angolo della città. Quella che viene definita “sicurezza percepita”, del resto, quando si spara durante l’ora dello “struscio” crolla ai minimi termini e così da allora la presenza delle forze dell’ordine si è fatta più massiccia. Così come i controlli nelle zone di spaccio e contro ogni genere di abuso. Il questore, Domenico Condello, all’indomani del delitto aveva detto «avranno il fiato sul collo» e così sta avvenendo.

I LEGAMI

Le indagini sull’omicidio sono praticamente concluse, ma sin dal primo momento gli investigatori hanno lavorato sul movente di quegli spari.

La pista è stata da subito quella del traffico di droga. è emerso di recente che la vittima era in un fascicolo trasmesso alla Dda perché ritenuto coinvolto in un “giro” che vede i gruppi albanesi presenti anche a Frosinone in stretti rapporti con la ‘ndrangheta. Argomento, questo, affrontato anche nel corso del vertice sulla sicurezza che si è svolto in Prefettura, alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. E proprio in quell’occasione il responsabile del Viminale disse che ci si era concentrati sulle occupazioni abusive e lo spaccio di stupefacenti. Il “Casermone” è da tempo al centro dell’attenzione e ieri personale della Questura è tornato per sgomberare chi non aveva titolo e restituire il patrimonio all’Ater. Non parliamo di poveri disgraziati che hanno occupato casa per necessità, ma di persone che erano, appunto, nella cerchia familiare di Zaka e si presume operative anche nello spaccio. Non è una novità, inoltre, che sempre negli alloggi pubblici alle porte del capoluogo ci sono appartamenti vuoti usati come “magazzino” per tenere la droga. Ieri, alla fine, 4 immobili sgomberati (3 al “Casermone” e 1 alla cosiddetta “Piramide”) e circa 300 grammi di droga sequestrati.

LE REAZIONI

Tra i primi a intervenire, a operazione ancora in corso, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. «Il nostro obiettivo, come per la Capitale, è quello di recuperare quelle abitazioni occupate da non aventi diritto - ha detto – per assegnarle a famiglie che hanno pienamente titolo e che aspettano da anni». Rocca ha poi ringraziato Prefettura e Questura per l’operazione. Il commissario straordinario dell’Ater Frosinone, Antonello Iannarilli, ha sottolineato dal canto suo: «Non siamo disposti a giustificare o accettare questa pratica, in particolare, lì dove si tratta di nuclei dediti ad attività illecite, proprio nei nostri locali». L’assessore regionale alle politiche abitative, Pasquale Ciacciarelli, infine, ha detto: «Si conferma la volontà del governo regionale del Lazio di superare definitivamente situazioni di illegalità che si sono profuse nell’ambito dell’edilizia residenziale pubblica».

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