Gli impatti dell'intelligenza artificiale sul Made in Italy, Antonietti (Accenture): «300 mila posti in più nei settori manifatturieri»

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Made in Italy e Intelligenza artificiale, come coniugare la sfida tech del momento con le realtà delle piccole e medie imprese? «L’innovazione tecnologica, se adottata a scala, può contribuire ad un significativo miglioramento della produttività delle imprese arrivando a generare un valore aggiunto incrementale potenziale stimato in circa 50 miliardi di euro entro il 2030. Altri 30 miliardi potrebbero arrivare dal potenziamento e dall’estensione del “brand Made in Italy” a nuovi settori. L’impatto sull’occupazione, nei settori manifatturieri interessati, si tradurrebbe nella creazione di circa 300 mila nuovi posti di lavoro (*rispetto allo scenario inerziale al 2030)». Sono queste alcune tra le principali evidenze emerse durante il XX Forum del Comitato Leonardo, che annualmente riunisce rappresentanti delle Istituzioni e della business community per fare il punto sulle prospettive di sviluppo per il Made in Italy, quest’anno dedicato  all’Intelligenza Artificiale Generativa per aumentare la competitività delle imprese italiane. «Una sfida che consiste nel coniugare identità e innovazione», secondo il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso

 

«L'Ai generativa è un passaggio essenziale, oggi lo è per sviluppare il mercato del Made in Italy, domani lo sarà per rimanere nel mercato», afferma Sergio Dompè, Presidente del  Comitato Leonardo. «L'Ai è chiave per aumentare la produttività del sistema economico. La maggiore produttività ci consentirà di aumentare la competitività, le esportazioni e di conseguenza anche il livello di occupazione, di persone che dovranno avere competenze parzialmente diverse rispetto a quelle che abbiamo oggi», afferma invece Alberto Antonietti, Strategy Lead, ICEG, Accenture.

Al Forum, organizzato in collaborazione con Accenture, Agenzia ICE e Confindustria presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sono intervenuti anche il Presidente e AD di Accenture Italia Mauro Macchi, il Presidente dell’Agenzia ICE Matteo Zoppas, il Direttore Generale di Confindustria Raffaele Langella.  Alla tavola rotonda imprenditoriale, moderata da Francesco Giorgino, hanno preso parte Matteo Danieli, Co-Founder Bending Spoons, Antonella Mansi, Presidente Centro di Firenze per la Moda Italiana, Renzo Rosso, Presidente OTB Group e Alberto Vacchi, Presidente e AD IMA Group.

L’analisi di Accenture parte dalla considerazione che i settori tipici del Made in Italy (tessile- abbigliamento, alimentari-bevande, legno-arredo, nautica, ceramica, oreficeria) sono da sempre fortemente votati all’export, con oltre il 50% della produzione complessiva, rispetto al 35% degli altri settori manifatturieri. Il percepito di eccellenza sintetizzato nel “brand Made in Italy” permette all'Italia di posizionarsi come leader, rispetto all’export globale complessivo, incrociando la domanda delle nicchie alto-spendenti internazionali. Secondo la ricerca, i diversi settori del Made in Italy possono rafforzare la propria competitività mettendo a terra strategie industriali declinate in due linee di azione prioritarie: da una parte l’adozione a scala dell’innovazione tecnologica e dall’altra il rafforzamento delle politiche globali di branding con l’estensione del “brand Made in Italy” a settori economici eccellenti non tradizionalmente compresi nella definizione (come la meccatronica, la farmaceutica, la chimica etc) con opportune politiche di comunicazione e marketing sistemiche. Tali strategie comporterebbero un incremento della produttività e un ampliamento dell’export, grazie ad una rinnovata competitività verso l’estero.

Complessivamente, la posta in gioco è un potenziale aggiuntivo del PIL dei settori “estesi” del Made in Italy di circa 80 Miliardi di euro entro il 2030. 50 miliardi sarebbero conseguenza dell’incremento di valore aggiunto prodotto dalla messa a sistema nel Made in Italy dell'applicazione dell’AI Generativa, affiancata da opportune politiche di potenziamento delle competenze necessarie.