Meloni-Schlein, duello tv a rischio? Da Conte a Tajani, i veti sulle sfide Rai

Sono ore di apprensione a viale Mazzini. Perché i veti incrociati rischiano ora di far saltare la grande sfida televisiva tra le due donne forti della politica italiana

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ospite della trasmissione televisiva RAI Porta a porta, condotta da Bruno Vespa, Roma, 22 febbraio 2024. ANSA/ALESSANDRO DI MEO ( Pd Elly Schlein )
di Francesco Bechis
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Mercoledì 15 Maggio 2024, 06:05

Duellano già, ma non in tv. Sono i capi-partito, grandi e piccoli, maggioranza e opposizione, che non vogliono saperne dell’evento più atteso in Rai: il match tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, appuntamento nel salotto di Porta a Porta, da Bruno Vespa, il 23 maggio. Monta la protesta degli “esclusi”, i leader tutti invitati nella “terza Camera” della Rai ma che si sentono tagliati fuori dai riflettori: Antonio Tajani e Carlo Calenda, Giuseppe Conte e Matteo Renzi.

Sono ore di apprensione a viale Mazzini.

Perché i veti incrociati rischiano ora di far saltare la grande sfida televisiva tra le due donne forti della politica italiana. Fra i litiganti, ecco inserirsi Enrico Mentana: il direttore del Tg La7 lancia una contro-proposta per ospitare un duello fra tutti i leader di partito, accoppiati a seconda delle dimensioni nei sondaggi, il 5 e il 6 giugno. E l’appello ha già incassato un primo sì: «Accetto la proposta di Mentana, non fa sconti a nessuno», ha fatto sapere ieri sera il presidente dei Cinque Stelle Conte. Se perfino Meloni, ospite alla festa de La Verità, ha confessato il timore che gli altri partiti vogliano «far saltare» il duello con Schlein, un motivo c’è. A pochi giorni dall’ufficializzazione del match da Vespa tra le leader di Pd e FdI, nulla si può dare per scontato. Un rifiuto alla volta, gli altri capi delle forze politiche minacciano di tirarsi indietro. Come Tajani, a cui è stato recapitato ieri l’invito a duellare sulle poltrone bianche di Porta a Porta con Matteo Renzi. Niente da fare, ha messo a verbale il ministro degli Esteri azzurro: «Si faccia un confronto con tutti i leader come si fa negli Stati Uniti. La par condicio deve essere tale». Lo stesso diniego è arrivato da parte di un altro invitato illustre da Vespa: Carlo Calenda, leader di Azione, ha fatto sapere ieri di non aver alcuna intenzione di scambiare le spade in tv con il leader dei Verdi Angelo Bonelli, che ricambia lo scetticismo.

I DUBBI

Il clima è questo. In attesa della riunione chiave dell’Agcom questo pomeriggio. Sul tavolo dell’Authority per le comunicazioni guidata da Giacomo Lasorella il giudizio sulla compatibilità del duello Meloni-Schlein con la par condicio e la direttiva Agcom sulle elezioni europee. Le regole parlano chiaro: sotto elezioni tutti i leader dei partiti in Parlamento devono avere pari visibilità, dire la loro nella stessa fascia oraria. È un paletto ben presente al team di Vespa che per questo ha recapitato a tutti i principali referenti politici l’invito per una doppia intervista a Porta a Porta. Ma se i leader rifiutano, che si fa? Il match tra “Giorgia ed Elly” rischia di saltare? È una domanda ricorrente ai vertici Rai, in verità ancora senza risposta. Nel dubbio, la concorrenza incalza. Mentana si fa avanti con la proposta di un super-dibattito il 5 e 6 giugno. La prima serata dedicata alle «liste più rappresentative» alla luce dell’ultimo sondaggio Swg. Proposta che alletta alcuni degli “esclusi” ma, per il momento, molto meno le due grandi duellanti, Meloni e Schlein. Per mesi i rispettivi staff delle rivali hanno trattato su tempi e regole del confronto. Con una sola, granitica certezza: meglio polarizzare, ridurre a due la sfida. «Parleremo di due idee diverse di Europa», faceva sapere ancora ieri la premier. E dal Pd Schlein mandava avanti i suoi per blindare il confronto: «Il duello è opportuno», dice Debora Serracchiani. Si vedrà.

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