Una tregua imposta dal pragmatismo elettorale. Giorgia Meloni e Marine Le Pen, le donne forti della destra europea, non giocano nella stessa squadra. Ma devono dire o almeno far percepire il contrario, a tre settimane dal voto che cambierà l’Europa.
Una sfida proporzionale che spinge anche gli alleati, veri o presunti, a sottrarsi e contendersi le preferenze per Bruxelles. E pensare che i segnali di un riavvicinamento, dopo mesi di stoccate e frecciatine a distanza tra Giorgia e Marine, non mancherebbero.
L'intesa difficile
Per un soffio hanno mancato la photo opportunity, insieme sul palco di Vox a Madrid. La leader della destra francese in persona, la premier italiana collegata a distanza, per restare comoda nella doppia veste che le impone Palazzo Chigi: capo di Fratelli d’Italia e dei Conservatori europei e insieme presidente del Consiglio costretta a parlare e intendersi con i grandi nemici delle destre Ue, da Biden a Macron, da von der Leyen a Michel.
«Con lei ho molti punti in comune», l’ha accarezzata a distanza Le Pen.
Il piano per l'Ue
«Voglio provare, cosa non facile ma affascinante, a rifare in Europa quello che abbiamo fatto in Italia», spiega Meloni a Mattino Cinque. Convinta che anche a Bruxelles dopo il 9 giugno si possano «alleare partiti compatibili tra loro in termini di divisioni pur con sfumature diverse, come ci sono in Italia, e mandare all’opposizione la sinistra».
Pensiero stupendo, e anche un tantino ambizioso, per chi oggi sfoglia i sondaggi della vigilia. Che danno in salita, ripidissima, l’ipotesi di una maggioranza interamente di centrodestra - Conservatori, popolari e sovranisti - e ben più in discesa una coalizione di larghe intese che replichi con i dovuti accorgimenti la maggioranza Ursula di cinque anni fa.
Le resistenze
A complicare le cose ci si mettono in veti incrociati, che fioccano soprattutto a destra dell’emiciclo di Strasburgo. Ecco Antonio Tajani, l’indomani dell’adunata spagnola di Vox, pronunciare un nuovo anatema contro i sovranisti di Le Pen, Salvini e Afd: «Il dialogo con Identità e democrazia? Impossibile». Mentre Salvini accoglie con un timido applauso l’apparente feeling ritrovato tra Meloni e Le Pen: «Chi stima Marine è una persona intelligente».