Meloni e Marine Le Pen, perché il voto europeo riavvicina (per ora) le donne forti della destra Ue

Una sfida proporzionale che spinge anche gli alleati, veri o presunti, a sottrarsi e contendersi le preferenze per Bruxelles

Meloni e Marine Le Pen, perché il voto europeo riavvicina (per ora) le donne forti della destra Ue
di Francesco Bechis
3 Minuti di Lettura
Lunedì 20 Maggio 2024, 18:20

Una tregua imposta dal pragmatismo elettorale. Giorgia Meloni e Marine Le Pen, le donne forti della destra europea, non giocano nella stessa squadra. Ma devono dire o almeno far percepire il contrario, a tre settimane dal voto che cambierà l’Europa.

Una sfida proporzionale che spinge anche gli alleati, veri o presunti, a sottrarsi e contendersi le preferenze per Bruxelles. E pensare che i segnali di un riavvicinamento, dopo mesi di stoccate e frecciatine a distanza tra Giorgia e Marine, non mancherebbero.

L'intesa difficile

Per un soffio hanno mancato la photo opportunity, insieme sul palco di Vox a Madrid. La leader della destra francese in persona, la premier italiana collegata a distanza, per restare comoda nella doppia veste che le impone Palazzo Chigi: capo di Fratelli d’Italia e dei Conservatori europei e insieme presidente del Consiglio costretta a parlare e intendersi con i grandi nemici delle destre Ue, da Biden a Macron, da von der Leyen a Michel.

«Con lei ho molti punti in comune», l’ha accarezzata a distanza Le Pen.

Ricambiata dalla timoniera del governo italiano. Che all’indomani del comizio in spagnolo, versione yo soy Giorgia, torna a promettere un centrodestra compatto nella stanza dei bottoni in Europa. Senza socialisti, macroniani e liberali in mezzo, addio larghe intese e Ursula bis.

Il piano per l'Ue

«Voglio provare, cosa non facile ma affascinante, a rifare in Europa quello che abbiamo fatto in Italia», spiega Meloni a Mattino Cinque. Convinta che anche a Bruxelles dopo il 9 giugno si possano «alleare partiti compatibili tra loro in termini di divisioni pur con sfumature diverse, come ci sono in Italia, e mandare all’opposizione la sinistra».

Pensiero stupendo, e anche un tantino ambizioso, per chi oggi sfoglia i sondaggi della vigilia. Che danno in salita, ripidissima, l’ipotesi di una maggioranza interamente di centrodestra - Conservatori, popolari e sovranisti - e ben più in discesa una coalizione di larghe intese che replichi con i dovuti accorgimenti la maggioranza Ursula di cinque anni fa.

Le resistenze

A complicare le cose ci si mettono in veti incrociati, che fioccano soprattutto a destra dell’emiciclo di Strasburgo. Ecco Antonio Tajani, l’indomani dell’adunata spagnola di Vox, pronunciare un nuovo anatema contro i sovranisti di Le Pen, Salvini e Afd: «Il dialogo con Identità e democrazia? Impossibile». Mentre Salvini accoglie con un timido applauso l’apparente feeling ritrovato tra Meloni e Le Pen: «Chi stima Marine è una persona intelligente». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA