Marina Valensise
Marina Valensise

Il commento/ Lo scontro tra immagine e realtà

di Marina Valensise
3 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Maggio 2024, 00:45

Basta aspettare un po’ ed ecco arrivare inesorabile la caduta degli dei. Fatale come il destino colpisce i nostri idoli del giorno, personaggi non sai se più amati e più odiati del web, ma certamente i più invidiati, studiati, corteggiati, invitati a pontificare in tv sulla loro vita mirabolante, irretendo milioni di spettatori e consumatori, seguaci e emulatori, ammiratori e odiatori che purtroppo, come la notte dopo il giorno, non mancano mai.

Dopo Chiara Ferragni, l’influencer, imprenditrice digitale da 30 milioni di follower, oggetto di seminari all’Harvard Business School, ormai in caduta libera per via di una beneficenza truffaldina, adesso è il marito Fedez a cadere dell’Olimpo. Lasciata la moglie, l’attico supersonico a City Life, e il quadretto formato digitale della famiglia da Mulino Bianco che macina miliardi esponendosi senza veli al Grande Fratello, Federico Lucia, il rapper di Rozzano, torna alle origini e ritrova, come ha scritto Candida Morvillo sul Corriere della Sera, i codici aggressivi della strada. Dopo un diverbio in discoteca, finisce coinvolto con alcuni amici ultras del Milano e la sua guardia del corpo Christian Rosiello, arrestato poi per aver accoltellato un giovane rumeno fuori da San Siro, nel pestaggio di un altro personaggio da teleromanzo, quel Cristian Iovino, personal trainer protagonista a suo tempo di una presunta tresca con la moglie del calciatore Totti. Convinto forse dell’impunità riservata agli dei, si difende spiegando che la registrazione che un video di sorveglianza ha effettuato è inattendibile, causa pioggia, e che comunque in assenza di denuncia e di feriti, non esiste il reato.

Il fatto in sé, nella sua prevedibilità, può risultare persino banale, se non fosse che ci interpella su ciò che davvero si conosce di questi personaggi pop che popolano il nostro immaginario coltivando uno scarto tra l’immagine pubblica e la realtà vera.

Il falso e la falsificazione attraversano la nostra vita sociale e politica.

Pensiamo a un altro idolo abbattuto dopo essere assurto in cielo. Anche Aboubakar Soumahoro, il sindacalista di origini ivoriane, eletto deputato di Verdi e Sinistra in Emilia Romagna come simbolo dell’antirazzismo e della lotta contro il caporalato, è precipitato all’improvviso in seguito agli illeciti sui fondi elettorali e alla gestione spregiudicata dei fondi pro migranti da parte di moglie e suocera, rinviate a giudizio per frode, bancarotta e riciclaggio. E così, un diaframma si interpone tra l’immagine di questi personaggi simbolo e la loro verità. È come se non volessimo vedere quello che erano e che resiste dietro l’immagine di quello che vorrebbero essere.  Che Fedez fosse un esempio di educazione e di rispetto nonostante l’Ambrogino d’oro e la generosità in difesa della salute mentale, lo sapevamo ben prima di apprendere della spedizione punitiva con Rosiello &Co. ai danni del rivale palestrato. I segni, come nel caso di Soumahoro, erano tutti ben visibili, anche se non volevamo vederli. Preferivamo raccontarci un’altra storia, lavorare sulla vita immaginaria per creare la mitografia dell’unico eroe consentito dal mondo d’oggi, l’escluso, il povero ragazzo di periferia, l’ex bullo o il bullizzato assurto per tigna, talento o semplice fortuna a un’invidiabile esistenza. E per questo, invece di parlare di ritorno al bullismo, forse sarebbe meglio riconoscere la verità della permanenza del bullismo, e smetterla di coltivare la vita immaginaria per creare leggende e mitografie che non resistono alla prova dei fatti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA