La terra dei fuochi romana: blitz nelle discariche illegali a Rocca Cencia e sulla via del Mare

All’interno stoccati anche rifiuti pericolosi gestiti da alcuni stranieri. Cinque denunce

La terra dei fuochi romana: blitz nelle discariche illegali a Rocca Cencia e sulla via del Mare
di Camilla Mozzetti
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Domenica 19 Maggio 2024, 07:00

Due terreni - il primo a pochi passi dall’impianto di Rocca Cencia, l’altro sulla via del Mare - per circa 10 mila metri quadri totali e un sistema rodato di smaltimento illecito di rifiuti. Persino una compravendita illegale di ferro che valeva fra i 200 e i 300 euro per ogni “scarico”. I terreni sono stati sequestrati e cinque persone (di cui due affittuari, un proprietario, un cittadino extracomunitario e un altro uomo) sono state denunciate per reati connessi all’illecita gestione dei rifiuti. È questo l’esito “romano” dell’operazione che, coordinata dal Servizio centrale operativo della polizia di Stato, ha portato ad effettuare in 33 province d’Italia verifiche per contrastare i cosiddetti crimini ambientali. E nella Capitale i controlli partiti dalle segnalazioni dell’Arpa e dalla polizia stradale hanno permesso di scardinare due realtà da tempo consolidate dove non solo nessuna regola veniva rispettata sul corretto smaltimento dei rifiuti ma dove è stata accertata anche una compravendita di materiale nonché la distruzione, attraverso roghi tossici, di scarti inutilizzabili e non trattati.

I DEPOSITI

Nello specifico, in via del Lago Regillo, non distante dell’impianto Ama di Rocca Cencia, un’area di 6mila metri quadrati era stata convertita a deposito di rifiuti speciali pericolosi e non.

Di più: le forze dell’ordine (a intervenire nelle verifiche anche la polizia locale) hanno identificato diversi cittadini extracomunitari che, presumibilmente dietro un corrispettivo giornaliero o settimanale, si occupavano di “stoccare” i rifiuti per il successivo trasferimento all’estero. In sostanza, molti materiali, come batterie, vecchie carcasse d’auto, pezzi di veicoli, motorini venivano impacchettati e spediti in Africa.

E su questo fronte le attività investigative sono ancora in corso. Sulla via del Mare, invece, in un terreno di 4mila metri quadrati in uno stabilimento regolamento attivo per la raccolta e il trattamento dei rifiuti, la polizia ha rilevato numerosissime irregolarità. Fra queste, la presenza di un impianto di raccolta e di trattamento delle acque meteoriche di dilavamento non conforme. Diversi i container aperti dentro cui sono stati trovati ammassati i rifiuti più vari: da componenti elettronici a batterie d’auto mentre su diversi quintali di scarti sono in corso le analisi. In questo terreno, di proprietà di un italiano incensurato è stato accertato anche il “sistema” che da tempo portava con puntualità diversi nomadi a scaricare mobili o altri rifiuti estrarre da questi il ferro da vendere a 200-300 euro a “scarico” prima di uscire dall’area e bruciare nelle zone limitrofe tutto quello che non veniva acquistato. E la memoria torna subito a allo scorso gennaio quando, la polizia, firmò un’operazione che portò all’arresto di una ormai ex impiegata regionale, Tiziana Colantoni, che appropriandosi di un terreno sulla Portuense, non lontano dall’aeroporto di Fiumicino, aveva (secondo l’accusa) trasformato quell’area in una discarica a cielo aperto, ricevendo cifre variabili a seconda delle consegne da parte di chi andava a smaltire. Ad accorgersene furono i piloti di linea che dall’alto o in fase d’atterraggio notarono sistematicamente le colonne di fumo nero alzarsi nell’aria a seguito dei roghi accesi per sbarazzarsi dei rifiuti.

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