Il timore adesso, dopo aver cullato per 83 minuti il sogno dell’impresa, è di ritrovarsi con nulla in mano. E se il calcio è spietato, i giudizi di chi è chiamato a commentare, anche come semplice tifoso, lo sono ancora di più. Così già ieri aleggiava nell’etere locale e sui social la solita litania «bella la rimonta in campionato, bello il cammino in Europa, bello il gioco, ma alla fine che cosa è cambiato rispetto a prima?» . «Tanto», sarebbe la risposta di pancia. De Rossi però è il primo a sapere che non per tutti è così. Vive e conosce Roma come le sue tasche e sa bene come questa, e non solo per il calcio, sia la città del pollice verso: un giorno eroi, quello successivo - nel migliore dei casi - gente qualunque. Per questo motivo Bergamo diventa un’altra finale. O forse, la finale, quella con la F maiuscola. Confidare infatti su Gasperini a Dublino è troppo rischioso. Per la Champions, bisogna pensarci da soli, raschiare le ultime energie dal fondo del barile, rischiare anche chi, come Dybala, ha un’autonomia limitata e chiedere ad una squadra ormai sulle gambe di giocare l’ennesima ’partita della vita’.
CERCASI IMPRESA
Non sarà facile.
PAULO PENSACI TU
Con Spinazzola out, sarà da verificare in giornata se De Rossi in difesa vorrà schierarsi nuovamente a tre oppure tornare a quattro. Ma gli occhi a Trigoria sono tutti per Dybala. Ieri Paulo era in campo con i calciatori che non hanno giocato a Leverkusen. Un segnale confortante - anche se la seduta è stata abbastanza blanda - che andrà confermato nell’allenamento odierno. Il recupero dell’argentino dal 1’ sarebbe un’iniezione di fiducia per un gruppo che, al di là delle dichiarazioni a caldo, non ha potuto non subire il contraccolpo per un’eliminazione dolorosa. E chissà allora che un tecnico così attento come De Rossi non solo sul piano tattico ma anche su quello delle motivazioni, non possa pungolare lo spogliatoio, ricordando magari il fallaccio di Palomino su Dybala di un anno fa, i tweet fuori luogo (con tanto di dito medio) di De Roon o, ultime, le dichiarazioni a dir poco stonate di Gasperini sul codice giallo di Ndicka. A volte, dove non arrivano le gambe, arriva il cuore e l’orgoglio. E questa Roma, targata DDR, ha dimostrato di averne da vendere.