Roma, la finale si gioca domani: con l'Atalanta De Rossi conta sul rientro di Dybala, out Spinazzola

Dopo l'amara serata di Leverkusen a Bergamo c'è lo spareggio Champions

L’ABBRACCIO De Rossi e Dybala alla fine della gara, sullo sfondo Pellegrini L’ABBRACCIO De Rossi e Dybala alla fine della gara, sullo sfondo Pellegrini
di Stefano Carina
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Sabato 11 Maggio 2024, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 10:56

Il timore adesso, dopo aver cullato per 83 minuti il sogno dell’impresa, è di ritrovarsi con nulla in mano. E se il calcio è spietato, i giudizi di chi è chiamato a commentare, anche come semplice tifoso, lo sono ancora di più. Così già ieri aleggiava nell’etere locale e sui social la solita litania «bella la rimonta in campionato, bello il cammino in Europa, bello il gioco, ma alla fine che cosa è cambiato rispetto a prima?» . «Tanto», sarebbe la risposta di pancia. De Rossi però è il primo a sapere che non per tutti è così. Vive e conosce Roma come le sue tasche e sa bene come questa, e non solo per il calcio, sia la città del pollice verso: un giorno eroi, quello successivo - nel migliore dei casi - gente qualunque. Per questo motivo Bergamo diventa un’altra finale. O forse, la finale, quella con la F maiuscola. Confidare infatti su Gasperini a Dublino è troppo rischioso. Per la Champions, bisogna pensarci da soli, raschiare le ultime energie dal fondo del barile, rischiare anche chi, come Dybala, ha un’autonomia limitata e chiedere ad una squadra ormai sulle gambe di giocare l’ennesima ’partita della vita’.

CERCASI IMPRESA

Non sarà facile.

Un po’ l’umore, un po’ gli acciaccati, senza dimenticare il valore degli avversari. L’Atalanta è una squadra viva, arrivata in fondo a due competizioni come la Coppa Italia e l’Europa League, più libera di testa, più forte a livello fisico e atletico in questo periodo della stagione. E soprattutto con una gara in più da giocare che ieri la Lega ha ufficializzato il 2 giugno, a giochi conclusi. Come dice Daniele, non è colpa di nessuno ma il rischio di un torneo falsato in ottica Champions è forte. Domani quindi si prospetta un’altra battaglia, da giocare colpo su colpo. E negli elogi che De Rossi e i suoi ragazzi hanno giustamente meritato, bisognerà provare a correggere quello che nelle ultime settimane è apparso, almeno da fuori, un tallone d’Achille. Perché è vero che la Roma segna sempre, gioca un calcio più propositivo ma il dato dei tiri in porta subiti nelle ultime quattro partite è comunque un campanello d’allarme. Trentadue l’altra sera alla BayArena, sedici contro la Juventus, diciannove nella gara d’andata contro i tedeschi, ventisette contro il Napoli: troppi per una squadra e per un allenatore così attento ai meccanismi difensivi. È chiaro che non tutte queste conclusioni sono pericolose ma trasferendole all’analisi degli expected goal, si noterà come nelle ultime uscite l’avversario dei giallorossi ha spesso viaggiato sul filo delle due reti, se non oltre (3,04 il Bayer, 1,36 la Juventus, 2,07 sempre i tedeschi all’Olimpico, 3,8 il Napoli). E domenica c’è una squadra che in tre, delle ultime quattro gare, ha concluso la bellezza di 17 volte verso la porta avversaria.

PAULO PENSACI TU

Con Spinazzola out, sarà da verificare in giornata se De Rossi in difesa vorrà schierarsi nuovamente a tre oppure tornare a quattro. Ma gli occhi a Trigoria sono tutti per Dybala. Ieri Paulo era in campo con i calciatori che non hanno giocato a Leverkusen. Un segnale confortante - anche se la seduta è stata abbastanza blanda - che andrà confermato nell’allenamento odierno. Il recupero dell’argentino dal 1’ sarebbe un’iniezione di fiducia per un gruppo che, al di là delle dichiarazioni a caldo, non ha potuto non subire il contraccolpo per un’eliminazione dolorosa. E chissà allora che un tecnico così attento come De Rossi non solo sul piano tattico ma anche su quello delle motivazioni, non possa pungolare lo spogliatoio, ricordando magari il fallaccio di Palomino su Dybala di un anno fa, i tweet fuori luogo (con tanto di dito medio) di De Roon o, ultime, le dichiarazioni a dir poco stonate di Gasperini sul codice giallo di Ndicka. A volte, dove non arrivano le gambe, arriva il cuore e l’orgoglio. E questa Roma, targata DDR, ha dimostrato di averne da vendere.

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