Agguato sotto casa a Giancarlo Tei, pregiudicato 27enne, ritenuto uno tra i principali capo-piazza Tor Bella Monaca, “ereditata” dal padre Stefano, amico degli albanesi e in affari con i clan più potenti, dai Molisso alle cosche di San Luca. Il giovane ieri sera verso le otto aveva appena parcheggiato la sua auto in via Scozza quando all’improvviso sono stati esplosi almeno due colpi in sua direzione. Uno lo ha centrato su un gluteo, l’altro lo ha ferito di striscio a una coscia. “Lello”, come è soprannominato, si è trascinato fino all’ingresso del palazzo, poi è crollato a terra. Soccorso da un’ambulanza del 118 è stato trasportato al Policlinico Tor Vergata, dove sarà sottoposto dai medici a un intervento per l’estrazione del proiettile. Non corre, comunque, pericolo di vita.
LA RICOSTRUZIONE
Ai carabinieri le sue dichiarazioni non sono state granché utili: «Avevo appena chiuso la macchina, mi sono girato ed ero di spalle quando ho sentito sparare. Non ho visto chi erano, non sono in grado di dire quanti fossero». L’ipotesi è che chi ha premuto il grilletto fosse a bordo di un’auto poi dileguata nel buio. In via Scozza non ci sono telecamere e, manco a dirlo, nessuno ha visto niente. Sull’asfalto non sono rimasti bossoli, segno o che sono caduti all’interno del veicolo oppure che, a fare fuoco sia stata una pistola a tamburo. I carabinieri di Tor Bella Monaca, insieme con i colleghi del Nucleo Investigativo di via In Selci e del reparto Scientifico ieri sono rimasti sul posto per un lungo sopralluogo notturno.
GLI OMICIDI E IL MAROCCHINO
Ma gli elementi di prova non furono ritenuti sufficienti dai giudici e quindi fu rimesso in libertà. Non basta. Poco più che 13 anni, sfogò la sua rabbia contro un marocchino reo di avere molestato la mamma. Nonostante l’indole violenta, finito di nuovo nei guai per vicende di droga, anche lui come tanti boss che fingono di essere tossicodipendenti, era riuscito a ottenere la misura alternativa al carcere in una comunità di recupero. Insomma, una carriera criminale folgorante che lo avrebbe portato di anno in anno a scalare posizioni nella gestione del narcotraffico a Tor Bella fino a destreggiarsi con una certa spavalderia e a stringere business e accordi con personalità di rango, dal sanguinario boss albanese Elvis Demce, vicino a Fabrizio Piscitelli, Diabolik, al cognato di Peppe Molisso, Guido Cianfrocca, coinvolti nell’omicidio dell’albanese Selvadi Shelaj a Torvaianica.