L’AQUILA – Ennesima bufera giudiziaria che riguarda l’Asl dell’Aquila, con l’azienda che si trova ancora al cospetto di dipendenti finiti sotto indagine per presunte condotte illecite, così come già avvenuto per gli appalti del servizio di pulizie e per gli acquisti di presidi chirurgici. L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda ancora tre diverse tipologie di appalti, per diverse centinaia di migliaia di euro: la manutenzione del verde pubblico nelle aree dei presidi sanitari della provincia; l’inventario dei beni mobili e la gestione dei magazzini economali. Su questi la procura dell’Aquila aperto un’inchiesta, condotta dal sostituto Marco Maria Cellini, che vede coinvolte quattro persone: le due funzionarie dell’Unità operativa complessa Beni e servizi dell’Asl, Michela D’Amico di Castel di Sangro e Cristiana Sardellone di Sulmona e i due amministratori di una società privata, la “Pet Shop” di Castel di Sangro, Carina Angela Angelone e Carlo Ercole Di Tola. L’ipotesi dell’accusa è che le due funzionarie abbiano favorito aziende private (la “Pet Shop”, appunto, ma anche la “Siai”, della quale non figurano soggetti indagati) in cambio di regali e favori vari: dallo sfalcio del verde nelle abitazioni private fino a doni natalizi. I reati contestati sono la corruzione e la turbata libertà del contraente.
I DETTAGLI
Partiamo dagli appalti per il verde. Secondo la Procura le due funzionarie avrebbero adottato «stereotipate causali generiche relative all’urgenza degli interventi», frazionando il valore complessivo delle commesse, per adottare una serie di delibere con le quali affidare in via diretta alla “Pet Shop” vari lavori di manutenzione riferiti a molti presidi sanitari della provincia.
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