Evase da Castrogno: è ancora latitante. La moglie patteggia ed è libera. Coinvolti altri due complici

Evase da Castrogno: è ancora latitante. La moglie patteggia ed è libera. Coinvolti altri due complici
di Teodora Poeta
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Venerdì 10 Maggio 2024, 08:43

Dal 3 settembre era iniziata l’organizzazione del piano per far evadere dal carcere Roland Dedaj, il detenuto albanese 39enne che all’alba della mattina dello scorso 25 settembre ha tagliato le sbarre della sua cella, lasciando nel letto un fantoccio realizzato con i propri vestiti, e si è poi calato in trasversale con una fune di quelle da arrampicata lunga oltre 50 metri fino a scavalcare le mura e il recinto che contengono il carcere di Castrogno. Ad aiutarlo tre complici, arrestati a marzo, tra i quali anche sua moglie, Camelia Florentina Paunescu, 27 anni, romena, rintracciati dagli inquirenti grazie al cellulare perso dal detenuto durante quell’evasione acrobatica e ritrovato subito dopo. Dall’analisi del dispositivo, infatti, è stato possibile ricostruire la rete di tutti i contatti del detenuto che è ancora latitante.
Ieri, davanti al gup Lorenzo Prudenzano, la 27enne (difesa dall’avvocato Maurizio Cacaci) ha patteggiato la pena a 2 anni e 8 mesi di reclusione e il giudice ha accolto la richiesta di conversione in lavori di pubblica utilità ed è stata immediatamente scarcerata, mentre Admir Taraj, 29 anni, albanese, residente a Fermo, ha patteggiato la pena a 2 anni e 10 mesi di reclusione ed è stato posto agli arresti domiciliari (difeso dall’avvocato Simone Moriconi).

Ha scelto il rito abbreviato il terzo complice, Gubari Migel Olivieri, 36 anni, albanese, attualmente detenuto, anche lui residente a Fermo (difeso dall’avvocato Alessandro Ciarrocchi), condannato a 4 anni di reclusione. Quest’ultimo, ieri, ha deciso di assumersi le sue responsabilità e ha confessato. Lo ha fatto attraverso spontanee dichiarazioni: ha ammesso di aver aiutato Roland Dedaj per l’amicizia che li univa. «Ma non avevo capito la gravità», avrebbe detto. Un piano servito per far evadere il detenuto, che già nel 2010 era riuscito a fuggire insieme a un connazionale da un altro penitenziario, il Don Bosco di Pisa, ma che poi ha spalancato le porte del carcere a chi materialmente ha preparato ed eseguito tutto, con la moglie che ha acquistato il materiale su Internet, consegnato poi con un drone a domicilio.

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