Nuova Caledonia in fiamme, almeno 6 morti. Rivolta contro la riforma di Macron

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A dar fuoco alle polveri, è stata la riforma elettorale che «amplia» la platea degli aventi diritto al voto, ferma all'accordo di Nouméa del 1998, che ha garantito finora lo status quo. La definizione del corpo elettorale è il tema cruciale della contrapposizione nell'arcipelago fin dagli scontri del 1988, quando morirono 19 kanaki e 2 militari nell'assalto alla grotta di Ouvéa. Da allora, 3 referendum hanno ribadito la volontà dei caledoniani di restare francesi. 

Caos in Nuova Caledonia: proteste e disordini per riforma elettorale

 

 

In cosa consiste la riforma Macron

Ma la contrapposizione fra le due comunità non è mai venuta meno, accentuata dalla povertà, dall'emarginazione e dalla discriminazione dei kanaki nella gestione del potere e in ultimo dalla crisi della ricchezza locale, il nickel. Gli argini hanno retto grazie all'accordo del 1998, che fissava il numero degli aventi diritto al voto a coloro che erano iscritti sulle liste in quel momento. Ne è derivato che un quinto dell'elettorato ne rimaneva escluso. Con la riforma approvata nella notte dal Parlamento francese - che deve essere sottoposta alle camere riunite in Congresso a Versailles in quanto revisione costituzionale - acquistano diritto a votare circa 25.000 persone in più e i kanaki - che sono circa il 41% della popolazione - temono il tramonto definitivo delle speranze di vincere qualsiasi futuro referendum sull'indipendenza.