LA FAMIGLIA
Giulio, il più giovane (14 anni meno di Eugenio), con un altro fratello, Enrico, comincia a costruire quando ancora studia all'Università. Si laurea a 22 anni; a 25 fonda una impresa di famiglia, ma senza Eugenio: lui le preferisce un pubblico impiego. Di quest'ultimo, si sa ben poco: rimosso perfino (ma chissà perché) un suo profilo dall'enciclopedia in Internet. Di Giulio sappiamo invece che ebbe per maestri nomi famosi: Guglielmo Calderini (progettista anche del pur infelice «Palazzaccio» di Giustizia), Pietro Aschieri (lo ritroviamo nella Città Universitaria e all'Eur) e Gustavo Giovannoni (suoi, per esempio, gli stabilimenti della Birra Peroni); edifica vari immobili: soprattutto al Flaminio.
LA GRANDE STRADA
Alla modernità, intendeva coniugare la tradizione; lavora molto anche a via Mangili e a via di Villa Sacchetti. La sua opera più famosa è però al Flaminio, sul Tevere: è detta «fortezza navigante», ed è stata sfondo di una scena in Caro Diario di Nanni Moretti. Mentre il Raccordo ha meritato un intero film: il Sacro Gra di Gianfranco Rosi, Leone d'oro alla mostra di Venezia del 2013. Giulio abbandona volontariamente la professione nel 1939; anche l'impresa cessa l'attività. Qualcuno lo ricorda angosciato dalla situazione politica e dalle persecuzioni razziali. Se ne è andato nel 1958. Il primo a volere l'ampliamento dell'Urbe fuori dalle Mura Aureliane è l'architetto Edmondo Sanjust, autore del Piano regolatore del 1909. Al Raccordo, invece, si pensa dopo la seconda Guerra: è finita da poco, e il Consiglio superiore dei Lavori pubblici ne approva uno «Schema progettuale». Allora, tante perplessità: strada troppo lunga e costosa, non rispondente ai bisogni della città, troppo lontana (25 km) dal centro. Si era ancora in aperta campagna: non fu improbo costruirla. Si parte nel 1948; prima tratta aperta, tra Portuense e Appia, nel 1951; diventa a tre corsie per senso di marcia nel 2011; il primato del flusso veicolare supera i 170 mila veicoli al giorno.
SITI FAMOSI
Non lontani dai due bordi del Raccordo, vi sono vari luoghi famosi: dalla villa dei Casamonica, a Corviale, alla chiesa di Scientology «di Roma e del Mediterraneo». Subito fuori, il Ponte di Mezzocammino sul Tevere: dove le barche che lo risalivano venivano trainate, da riva, per mezzo di buoi. E tanto altro ancora. Non a caso, ci hanno fatto un film; Marco Lodoli una serie di racconti; Corrado Guzzanti una parodia (indimenticabile) di Antonello Venditti; Fellini la scena di un maxi-ingorgo in Roma; Max Pezzali lo canta in Chiuso in una scatola. E ora, qualcuno vuole farne un altro, ancor più esterno. Quando vi sarete bloccati (come spesso accade), pensate, però, che il Gra si chiama Eugenio: ha il cognome del suo progettista. L'attesa sarà, si spera, un po' più lieve.
© RIPRODUZIONE RISERVATA