Gaza e le università, le dieci regole d’ingaggio dell’anti-occidentalismo

Un manuale di pronto impiego viene sviscerato giorno dopo giorno, rimbalza da un ateneo all’altro ed illustra una religione composta da dieci comandamenti

Gaza e le Università. Le dieci regole d’ingaggio dell’anti-occidentalismo
di Mario Ajello
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Domenica 5 Maggio 2024, 00:58

Non si definiscono certamente sessantottini, perché non lo sono e perché non capirebbero il significato di questo aggettivo archeologico, gli studenti dell’intifada universitaria. Si sentono invece alfieri dell’anti-occidentalismo, ovvero tutto il marcio sta da questa parte del mondo e merita di essere eliminato, questi giovani del Free Palestine e abbasso tutto il resto. Un manuale dell’anti-occidentalismo di pronto impiego viene sviscerato giorno dopo giorno, rimbalza da un ateneo all’altro ed illustra una religione composta da dieci comandamenti. Sono quelli di un «mondo al contrario», e allora - per attenerci all’attualità italiana di cui il libro così intitolato è un simbolo - verrebbe scherzosamente da etichettare come vannaccismo woke questa neo-avanguardia studentesca che si vanta, dall’estrema sinistra e non dal populismo di destra come nel caso del generale-candidato, di voler rompere schemi e sistemi. E che si sente più sveglia (woke questo significa) di tutti nel rifiutare ingiustizie sociali o razziali. Ma a parte le immagini e i giochi di parole, la sostanza dei dieci comandamenti è questa.

Primo comandamento

La storia vista unicamente come scontro tra oppressori (noi) e oppressi (i popoli di quello che un tempo si chiamava «terzo mondo» e tutte le minoranze possibili e immaginabili) e questi ultimi vanno risarciti in tutti i modi. Abbattendo le statue di Cristoforo Colombo. Praticando la cancel culture. Sminuendo, dimenticando, addirittura giustificando stragi e violenze (il pogrom del 7 ottobre). E basti pensare, anche se dovrebbe essere impensabile che la classe accademica ossia i prof adulti lo permettano e lo pratichino, che il dipartimento di studi classici dell’università di Princeton ha deciso di eliminare l’obbligo di studio del greco e del latino perché quelle civiltà sarebbero complici di varie forme di esclusione, segregazione, supremazia bianca. Viene da ridere? Vietato! Finirà che ci diranno di abbattere il Colosseo perché simbolo di schiavitù. E a quando la distruzione di tutte le statue di Giulio Cesare, ritenuto colpevole del genocidio gallico?

Secondo comandamento

Vanno rinnegati tutti i principi di libertà e democrazia che ci appartengono (e le università occupate sono appunto una negazione dei diritti al libero dibattito e al pensiero critico) perché sarebbero frutto di una visione da occidentalismo patriarcale e razzista nei confronti di chi ha altre culture presumibilmente superiori alla nostra. Magari anche teocratiche.

Terzo comandamento

Con la fine del ‘900, la Shoah ha esaurito il suo credito. E dunque si può essere anti-semiti. Basta non ammetterlo. Però, per fare un esempio, l’altro giorno alcuni militanti parigini del Comité Palestine avevano i palmi delle mani macchiati di rosso, il simbolo che richiama il linciaggio di Ramallah dell’ottobre 2000 contro due riservisti israeliani.

Quarto comandamento

Il principio di autorità non deve esistere mai più. È stato sostituito dal mix, ad uso degli adulti, di giustificazionismo e giovanilismo.

E chi si oppone a questo dogma della distruzione del padre, del rifiuto dell’autoritas, sia pronto a pagarne le conseguenze. C’è un libro di Allan Bloom, filosofo e classicista del secolo scorso, che s’intitola «La chiusura della mente americana». Contiene una profezia sul crollo della qualità delle classi dirigenti: «I professori, depositari delle nostre migliori tradizioni, cominciarono a un certo punto ad adulare ignobilmente quella che era soltanto una marmaglia, chiedendo ad essa perdono per non aver capito le più importanti questioni sociali, politiche, morali».

Quinto comandamento

È ad uso dei piccoli italiani ed è questo: l’anti-fascismo è eterno ma non va applicato fuori dai confini nazionali. Cioè alle dittature che stanno dietro ad Hamas (o a Putin) perché il loro anti-occidentalismo è preferibile a qualsiasi concezione liberale.

Sesto comandamento

Non è richiesta ai giovani della nuova militanza alcuna preparazione storico-culturale per intervenire sulla scena pubblica. Ovvero: la crisi della scuola e dell’università (nelle stime della Commissione Ue, l’Italia ha ancora pochi insegnanti qualificati) è alla base della protesta di massa (in realtà trattasi di minoranze rumorose ma la maggioranza silenziosa è pavida e disinteressata, a riprova anche qui che l’istruzione non funziona). C’è un splendida battuta di Derek Bok, ex rettore ad Harvard: «Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate con l’ignoranza».

Settimo comandamento

Femminismo? Adieu. Sennò, le donne stuprate il 7 ottobre e le ragazze iraniane fatte appendere alle gru dalla «polizia morale» avrebbero più considerazione nelle facoltà occupate.

Ottavo comandamento

La censura è un valore, se risponde all’ideologia woke. Sennò, è un sopruso fascistissimo.

Nono comandamento

Il pacifismo come valore assoluto negli slogan ma molto relativo nei fatti: ci sono popoli che più di altri popoli hanno diritto alla pace (più i palestinesi che gli ucraini).

Decimo comandamento

Tutto è repressione. Il che non vero. È vero invece che ogni generazione ha diritto di sbagliare. Ma qui si sta esagerando.

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