Traffico di rifiuti, nove arresti e sequestri: inchiesta partita da un incendio a Frosinone

Traffico di rifiuti, nove arresti e sequestri: inchiesta partita da un incendio a Frosinone
di Stefano De Angelis
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Lunedì 20 Maggio 2024, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 10:42

Un'indagine partita da un rogo, quello divampato il 23 giugno 2019 all’interno di un impianto dell’area industriale di Frosinone specializzato nel recupero e nel riciclaggio di rifiuti solidi urbani e industriali. Mesi di accertamenti e verifiche culminati con l'emissione di una serie di misure cautelari da parte del gip del tribunale di Roma su richiesta della Dda.

In nove, residenti tra Lazio, Campania e Friuli, sono finiti agli arresti domiciliari.

Contestualmente è scattato il sequestro preventivo di beni, di quattro società stanziali nel Lazio e in Campania e di una somma complessiva, giacente su alcuni rapporti finanziari, pari a circa due milioni e mezzo di euro, ritenuta il profitto dei reati contestati dagli inquirenti

Nell'ambito dell'inchiesta sono indagate quarantuno persone (oltre a nove soggetti giuridici) residenti in diverse regioni d’Italia. L'accusa ipotizzata, a vario titolo, è di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, traffico illecito transfrontaliero di rifiuti, smaltimento illecito di rifiuti, sostituzione di persona e trasferimento fraudolento di valori. I provvedimenti sono stati eseguiti stamane dalla Squadra Mobile e dai carabinieri del Nipaf di Frosinone, che hanno condotto le indagini sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia della Capitale, a cui sono state affidate dopo gli elementi raccolti nella prima fase che avevano portato su una pista precisa, quella di una presunta associazione dedita al traffico di rifiuti. Stando alla ricostruzione, sarebbe poi emersa una stabile collaborazione tra gli amministratori, considerati occulti, dell’impianto del capoluogo andato distrutto, le varie società campane sospettate di avervi conferito i rifiuti e i gestori di altri impianti di smaltimento e recupero.

Per gli investigatori, attraverso diverse società di intermediazione campane, nell'impianto del capoluogo ciociaro sarebbero confluite dalla Campania ingenti quantità di rifiuti solidi urbani riclassificati come speciali senza, però, subire un trattamento che ne modificasse caratteristiche e composizione. In sostanza per il passaggio transregionale sarebbe stato effettuato il cambio del codice identificativo che serve a individuarne e a riconoscerne la tipologia. Il totale dei rifiuti in questione è stato quantificato in circa 2.550 tonnellate che, ricostruiscono gli inquirenti, dovevano restare ed essere lavorate in Campania.

L'indagine sfociata nelle misure odierne nasce da quella sul vasto incendio scoppiato quasi cinque anni fa alla Mecoris, che aveva portato il sindaco di Frosinone a ordinare la chiusura delle finestre e il blocco della circolazione.

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