De Palo (Fondazione Natalità): «Più assegno unico e sconti sulle tasse. Così si esce dall’inverno demografico»

Aumentare l’Assegno unico, ridurre in maniera strutturale le tasse che gravano sulle famiglie e creare un’Agenzia governativa per la natalità. Secondo Gianluigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità, è l’unico modo per combattere l’inverno demografico

De Palo (Fondazione Natalità): «Più assegno unico e sconti sulle tasse. Così si esce dall’inverno demografico»
di Giacomo Andreoli
3 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Maggio 2024, 09:26

Aumentare l’Assegno unico, ridurre in maniera strutturale le tasse che gravano sulle famiglie e creare un’Agenzia governativa per la natalità. Secondo Gianluigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità, è l’unico modo per combattere l’inverno demografico, evitando di andare «a 300 chilometri orari contro un muro». Anche oggi se ne parlerà alla quarta edizione degli Stati Generali della Natalità a Roma, che ieri ha visto andare in scena la dura protesta di alcune femministe e studenti contro la ministra della famiglia, Eugenia Roccella. Contestazione definita da De Palo «folle e controproducente».
L’inverno demografico rischia di mettere in crisi il sistema Paese. Voi proponete di creare un’Agenzia governativa per la natalità. Cosa potrebbe fare?
«Quello che non si è fatto da trent’anni a questa parte: programmare interventi strutturali a prescindere dal governo di turno, fuori dalle logiche elettorali. Bisogna farlo con le migliori energie del Paese e coinvolgendo l’opposizione. Andiamo a 300 chilometri orari contro un muro, ma non ci sono segni di frenata. I 2,5 miliardi investiti dal governo non bastano, ma il problema è atavico, visto che la natalità per decenni non è stata al centro dell’agenda politica. Serve mettere sul piatto decine di miliardi per fare poche cose stabili, senza dover rinnovare le misure a ogni legge di Bilancio».
Ad esempio cosa?
«Partirei dall’Assegno unico: va rafforzato, potenzialmente anche raddoppiato rispetto a ora, sul modello tedesco. Abbiamo applaudito la riforma del 2021 come un primo passo, ma in questi tre anni non si è fatto abbastanza. Poi vanno ridotte le tasse».
Lo si può fare introducendo il quoziente familiare per ridurre le tasse alle famiglie?
«In Francia lo hanno fatto e per anni ha funzionato. Qui da noi alcuni dicono che se lo introduci le donne non lavorano più, ma non è vero. Il vero problema, però, è che in Italia il pagamento delle tasse è individuale, quindi la misura rischia di essere incostituzionale. In ogni caso si può estendere la no tax area in base al numero dei figli. E fare una riforma dell’Isee sul modello francese per alleggerirne il peso in modo forte per ogni figlio. Passi concreti per superare una discriminazione intollerabile».
Quale?
«Quella tra chi ha figli e chi no, a parità di reddito. I vantaggi fiscali sono pochi, a fronte di un costo per figli che da 0 a 18 anni è in media di 172mila euro. Per crescere figli che poi pagheranno pensioni e sanità a tutti, compresi chi i figli non li ha. Il congedo parentale e i posti negli asili nido vanno aumentati, così come vanno sbloccate e permesse le adozioni per tutti, ma se prima non si interviene sui problemi a monte non si risolve nulla».
Possiamo ancora puntare a fare 500mila figli ogni anno?
«È quello che auspichiamo, anche se più passa il tempo più siamo dentro la trappola demografica ed è difficile uscirne. In ogni caso darsi un obiettivo è fondamentale, oggi navighiamo a vista».
Durante gli Stati generali della natalità ieri alcuni studenti e attiviste femministe hanno impedito alla ministra Roccella di parlare e lei è andata via. Non si riusciva a trattenerla?
«Se n’è andata perché ha detto di non voler togliere spazio con la contestazione agli altri ospiti, tra cui c’era anche una mamma incinta e lavoratrice autonoma che parlava di precarietà.

Tema che in teoria doveva essere molto caro a chi protestava. Quello però non era un dissenso ragionato: mi è sembrata una follia controproducente, un fascismo al contrario. Io stesso ho avuto discussioni critiche con la ministra, ma bisogna garantire il dialogo. Roccella poteva intervenire una volta finita la contestazione, ma dopo quello che era successo ha scelto di non farlo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA