La Caritas di Roma lancia l'allarme sulle famiglie impoverite dalla crisi che non riescono più a pagare l'affitto e chiede alle istituzioni e alle forze politiche di fare di più per colmare «il vero vuoto edilizio che riguarda l'esistenza di troppe case senza abitanti e troppi abitanti senza casa».
Sgombero delle case popolari a San Basilio (fotoservizio di Antonio Nardelli/ Agenzia Toiati)
I numeri che vengono forniti sono importanti e fanno riflettere. Undici provvedimenti di sfratto ogni giorno dovuti alla morosità degli inquilini, cinque dei quali eseguiti con l’ausilio della forza pubblica; 14 mila famiglie in graduatoria per un alloggio popolare, con un’attesa media che tocca i dieci anni; mille persone che vivono nei residence per “l’emergenza abitativa” che costano alle casse comunali oltre 25 milioni di euro l’anno; 4 mila sono le famiglie che vivono in occupazioni informali e organizzate; ultimi tra gli ultimi ci sono le persone “senza tetto e senza fissa dimora”, l’Istat ne ha censite 23.420 nell’Area metropolitana di Roma, la maggior parte nella Capitale.
Sono i numeri, almeno quelli più drammatici, della questione abitativa nella città di Roma, comune in cui risultano anche oltre 110 mila case sfitte. «Non è più il tempo per limitarsi al generico grido di allarme, al generico appello alle istituzioni e alle forze politiche.
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Tuttavia nell'analisi della Caritas manca totalmente un focus sul cosiddetto “vuoto edilizio” relativo agli immobili appartenenti agli enti religiosi, alle tante realtà diocesane, alle fondazioni legate alla Santa Sede, alle basiliche patriarcali, alla confraternite e quelle dell'Apsa attualmente sfitti o inutilizzati.
Eppure Papa Francesco sin dai primi mesi del suo pontificato, in uno storico discorso pronunciato mentre visitava il Centro Astalli - lanciò un appello fortissimo e vigoroso mai ascoltato prima. Era rivolto a tutte le realtà religiose affinchè mettessero a disposizione il proprio patrimonio edilizio non utilizzato per chi avesse bisogno: dai migranti ai disoccupati. «Vorrei invitare anche gli Istituti religiosi a leggere seriamente e con responsabilità questo segno dei tempi. Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti. Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono vostri, sono per la carne di Cristo».
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La Caritas, nello studio, preferisce però concentrarsi solo sulle politiche pubbliche: «Il “Piano Strategico per il Diritto all’Abitare 2023-2026”, varato di recente da Roma Capitale – scrive Giustino Trincia –, sembra aprire uno scenario, uno spazio di riflessione incoraggiante, su cui tutti sono chiamati a dare un contributo franco e costruttivo. Il nostro sincero auspicio è che di fronte alla gravissima condizione abitativa romana si possa registrare la più ampia convergenza delle forze politiche e sindacali della città per riuscire a dare risposte finalmente nuove e soprattutto concrete ad esigenze non rinviabili per decine di migliaia di persone e di famiglie in chiarissima difficoltà».