Atletica, la festa della mamma ricordando Fanny

Il ricordo della storica campionessa olimpica olandese

Fanny Blankers-Koen
di Piero Mei
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Domenica 12 Maggio 2024, 19:03

Fanny, tenendo in braccio Fanneke che era nata da qualche settimana e per mano Jan il primogenito che aveva cinque anni, chiese al ginecologo: «Dottore, se riprendo ad allenarmi può danneggiare l’allenamento?». «Provaci, e lo vedrai da sola» le rispose il medico. Era l’inverno del 1946. Fanny Blankers-Koen, atleta olandese, velocista e saltatrice, ci provò. Nell’estate di quell’anno, a Oslo, quando lo sport internazionale cercava di rinascere sulle rovine della guerra, ai campionati europei, vinse due medaglie d’oro, negli 80 ostacoli e nella staffetta veloce. Fallì la gara dell’alto: scivolò e cadde, forse distratta da Fanneke che frignava in pedana tra una prova e l’altra reclamando la poppata.

Fanny si era portata i bambini ed aveva lasciato a casa le molte lettere che aveva ricevuto e che le davano della “madre snaturata” perché trascurava i figli per lo sport: non c’erano ancora i leoni da tastiera, ma gli haters sì. Di lì a due anni, a Londra 1948, primi Giochi Olimpici del dopoguerra, le lettere che le arrivarono la avrebbero definita “la mammina volante”: vinse tutto l’oro dello sprint, 100, 200 e staffetta, più gli 80 ostacoli. Questa gara credeva di averla persa al fotofinish perché era piombata sul traguardo insieme con la britannica Maureen Gardner e subito la banda partì con “God Save the King”. Ma non era per il verdetto, era per l’ingresso di Giorgio VI nello stadio. Furono quattro ori, il primo poker femminile: il primo maschile era stato, nel 1936, quello del lustrascarpe nero Jesse Owens che a Berlino aveva visto Hitler, deluso e furioso abbandonare la tribuna autorità.

La vittoria nei 200 metri, che al femminile si correvano per la prima volta, era venuta con il batticuore: Fanny arrivò quasi in ritardo alla partenza. Aveva visto, passeggiando per Londra, un impermeabile che le era piaciuto ed era andata ad acquistarlo… Al ritorno a casa le fecero un’accoglienza trionfale: i vicini di casa le regalarono una bicicletta “perché andasse più piano”. A fine carriera aveva stabilito 6 primati del mondo. Smise di gareggiare a 37 anni vincendo il 58esimo titolo olandese: stavolta nel getto del peso, ora correva meno. Nel 1999 fu nominata atleta donna del secolo: l’uomo fu Carl Lewis. Mamma, che festa!

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